testata (theda)

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domenica 28 agosto 2011

fahrenheit 9/11

Si è gia detto molto, quasi tutto, su questo film. L'uscita nelle sale rappresentava ormai un semplice fatto tecnico. Che Moore sappia descrivere con ironia anche le circostanze più spregevoli era già dimostrato, e ancora una volta ha centrato il segno. Che, ahinoi, le sorti di questo mondo sia un disegno più o meno tracciato nelle tasche e nel cervello di un manipolo di arroganti e stolti faccendieri (non necessariamente anglofoni) è appurato. Che il protagonista non è altro che una immaginetta da impegnare (e all'occorrenza bruciare) per i media spero sia chiaro. Azzarderei anche, che i regimi perseguono sempre e comunque l'interesse di chi li guida. Quindi, questo documentario non ci racconta niente che già non sappiamo e, accende sì la miccia, smuove i sentimenti e il senso critico, ma per spegnersi non appena si varcano le soglie della sala cinematografica. Le bugie, i sotterfugi, i complotti rientreranno in quel recinto di retorica e politica facilona. Le lingue sciolte dei "soliti teorici" riprodurranno il consueto, rassicurante "tifo sportivo" del noi contro voi. In sostanza, opera utile e propedeutica ma costruita con metodo più consono alla "parte" che si vuole colpire, tanto da far venire alcuni dubbi: un americano è sufficientemente "puro" per screditare un americano?