Il richiamo ad Orwell nel film è forte e quando sono queste le tematiche non ci si può sottrarre dalla fascinazione.
”L’eroe rivoluzionario” frutto stesso del potere, baco incontrollabile della fatalità e dell’indecifrabile casualità delle cose, aspira al potere.
Nel nostro esempio il sig. V, non a caso, tiene per ultimo il palazzo del governo prima mina le fondamenta dei poteri laterali. Pilastri del potere centrale. Tra questi il palazzo-ministero della televisione-informazione. La vera “mente”, il sistema nervoso della gestione politica risiede nella propaganda, nella VERITÀ. Il sangue e la linfa viaggiano attraverso i cavi e le onde radio, insinuandosi nel DNA, nel nucleo logico del pensiero di ogni singolo umano deputato a divenire tassello strutturale che permette al sistema di reggersi in piedi e anzi autoalimentarsi. Così i diversi tutti saranno nemici, cancri, mine: checche, malati o spietati terroristi.
Ciononostante la fine di un ciclo è inevitabile, qui l’indefinibile V prenderà le sembianze fittizie di un eroe qualunque nel quale la massa, il popolo si identifica. Soppianterà il vecchio per instaurare il nuovo non necessariamente uguale nella forma e nel metodo ma a sua volta destinato a diventare, per quanto sfaccettato, monolitico potere. Riuscirà nell’intento, ma sappiamo che malgrado le buone intenzioni NOI non saremo mai liberi.