Questi
giorni
Italia
drammatico
2016
colore
DCP
120’
regia
Giuseppe
Piccioni
aiuto
regia
Marcella
Libonati
soggetto
ispirato
al romanzo “Color betulla giovane”
Giuseppe
Piccioni
Pierpaolo
Pirone
Chiara
Atalanta Ridolfi
Marta
Bertini
sceneggiatura
Giuseppe
Piccioni
Pierpaolo
Pirone
Chiara
Atalanta Ridolfi
fotografia
Claudio
Cofrancesco
montaggio
Alice
Roffinengo
scenografia
Giada
Calabria
musica
orig.
Valerio
C. Faggioni
suono
Dario
Calvari
Daniele
Maranello
effetti
spec.
Fausto
Vitali
costumi
Emanuela
Naccarati
casting
Massimo
Apolloni
interpreti
Maria
Roveran… Liliana
Marta
Gastini… Caterina
Laura
Adriani… Angela
Caterina
Le Caselle… Anna
Filippo
Timi… prof. Mariani
Alessandro
Averone… Guglielmo
Mina
Djukic… Mina
Sergio
Rubini
Margherita
Buy
(…)
produttore
Matteo
Levi
Verdiana
Bixio
produzione
11
Marzo Film
Publispei
Rai
Cinema
distribuzione
italiana
Bim
distribuzione
internazionale
Rai
Com
|
Una
città di provincia. Tra le vecchie mura, nelle scorribande
notturne sul lungomare, si consumano i riti quotidiani e le
aspettative di quattro ragazze la cui amicizia non nasce da
passioni travolgenti, interessi comuni o grandi ideali. Ad unirle
non sono le affinità ma le abitudini. Il loro legame è tuttavia
unico e irripetibile come possono essere unici e irripetibili i
pochi giorni del viaggio che compiono insieme per accompagnare una
di loro a Belgrado, dove l’attendono una misteriosa amica e
un’improbabile occasione di lavoro.
Presentato
alla Mostra del Cinema di Venezia come terza “opzione”
italiana è stato ingenerosamente maltrattato da quella critica,
che tra la moltitudine di visioni, scivola facilmente nella
spocchia da prima della classe, dove la produzione nazionale deve
aprioristicamente subire le più severe valutazioni: Questi
giorni risulterà
terz’ultimo
ex aequo con The Light Between Oceans di Cianfrance nella classifica del Daily veneziano. Chissà perché?
Storia
d’amore e d’amicizia al femminile, di una generazione
(purtroppo si percepisce un fuori tempo massimo) che appare
comunque molto più matura della precedente. Purtroppo la scelta
del “Road movie” da una parte consente di regolare i tempi ma
dall’altra si avverte un effetto riempitivo che rischia di
creare disordine rendendo il racconto schematico. Ma è anche vero
che il tentativo di costruire e descrivere quell’umanità varia,
sottoposta a fragili sentimenti, dimostri come queste giovani
donne siano alla ricerca di un senso individuale delle cose.
La
vita finisce a quarant’anni o a cinquanta? Forse prima?
Forse
dipende dai dettagli ma sicuramente, la vita, quella che vivi dopo
averci preso gusto, dura veramente troppo poco, ovvero quando te
ne accorgi non puoi più riprenderla nelle tue mani. Non solo la
religione ma anche l’amicizia hanno il potere profondo
d’illudere: il futuro appare carico di promesse e ottimismo ma
le variabili sono infinite e ogni strada percorre un itinerario il
più delle volte indecifrabile e misterioso.
_______________Giuseppe Piccioni / note di regia
Cos’è
quell’illusione di eternità che improvvisamente si inceppa,
minaccia di interrompersi proprio quando il futuro sembra comunque
essere carico di promesse? Perché un viaggio intrapreso per
suggellare il legame di un’amicizia che in quel modo cerca di
diventare eterna, crea invece un’incrinatura insanabile
nell’equilibrio incerto della vita quotidiana del gruppo?
Ho
lavorato a lungo con le ragazze perché loro sono semplicemente il
film. Volevo raccontare anche quel senso fisico dell’esistenza
tipico di quell’età, quell’energia, quel dispendio senza
riserve o cautele. Non volevamo fatti eclatanti, o situazioni
estreme da raccontare, insomma non una storia troppo premeditata.
Avevamo poco tempo, molti spostamenti e tantissime scene da
girare. Nella parte iniziale il tempo viene scandito dalla
ripetizione, dalla frammentarietà episodica, dalla somma di
vicende di vita ordinarie, nella somiglianza dei minuti, delle
esperienze. Nel viaggio, per quanto breve, si ha la sensazione di
un’idea diversa della durata, che il tempo sia interamente
vissuto. Dovevo stare semplicemente vicino a queste ragazze,
dovevo filmare qualcosa che non è solo nella storia. Raccontare
anche quel senso fisico dell’esistenza tipico di quell’età,
quell’energia, quel dispendio senza riserve o cautele. In questo
senso il paesaggio ci ha aiutati ma non in maniera descrittiva e
la natura è solo compagna di quei gesti, di quelle parole, di
quelle vicende., della fiammata improvvisa che nell’arco di
pochi giorni vissuti intensamente diventa rapidamente ricordo,
un’occasione mancata, un gesto che si è perso da qualche parte,
anche se bisogna andare avanti, sempre. Come dice Caterina tutto
quello che accade ci accade senza che ne siamo consapevoli: «Se
qualcuno ci avesse detto, in quei giorni, che quelli erano i
nostri giorni, irripetibili, e che eravamo dentro un’eterna
promessa che il tempo vissuto dopo non avrebbe mantenuto, noi non
gli avremmo creduto, avremmo pensato che invece il nostro tempo
fosse ancora davanti a noi, che il meglio dovesse ancora venire…»
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