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martedì 20 settembre 2016

club

El Club - Pablo Larraín - Cile - 2015
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Berlino 2015 - Gran Premio della Giuria "Orso d'Argento"



El club

Cile
drammatico
2015

colore
DCP
2,35:1
97'


regia
Pablo Larraín
sceneggiatura
Guillermo Calderón
Daniel Villalobos
Pablo Larraín
fotografia
Sergio Armstrong
montaggio
Sebastián Sepúlveda
scenografia
Estefanía Larraín
costumi
Estefanía Larraín
suono
Miguel Hormazábal
interpreti
Alfredo Castro… padre Vidal
Roberto Farías… Sandokan
Antonia Zegers... madre Mónica
Jaime Vadell… padre Silva
Alejandro Goic… padre Ortega
Alejandro Sieveking… padre Ramírez
Marcelo Alonso… padre García
José Soza… padre Lazcano
Francisco Reyes… padre Alfonso
(…)
produttore
Juan de Dios Larraín
Rocío Jadue (esecutivo)
Juan Ignacio Correa (esecutivo)
Mariane Hartard (esecutivo)
produzione
Fabula
distribuzione italiana
Bolero film
Quattro sacerdoti vivono insieme in una casa isolata in una piccola città sul mare. Ognuno di loro è stato inviato in questo luogo per cancellare i peccati commessi in passato. Vivono osservando un regime rigoroso sotto l’occhio vigile di una sorvegliante, quando la fragile stabilità della loro routine viene interrotta dall’arrivo di un quinto uomo, appena caduto in disgrazia, che porta con sé il suo passato oscuro.

Ci sono preti che non rientrano più nella sfera di controllo della chiesa, sacerdoti che devono sparire dalla circolazione perché impresentabili, questi preti, che hanno commesso atti disdicevoli e si sono macchiati di veri delitti contro l’umanità, non possono più praticare il culto religioso ma nello stesso tempo sono scampati alla “giustizia terrena”. Essi vivono isolati e lontano dai loro luoghi d’origine in piccole realtà protette e segrete dove, da ex uomini di culto, dovrebbero condurre una vita di completo ritiro e pentimento.
La religione e in particolare la fede determinano quella concretezza di cui un popolo sbandato ed insicuro ha necessità, è il pragmatismo capace di contribuire ad una sopravvivenza forse minimale ma funzionale. È qui che scopriamo come, in fondo, ogni atto di violenza subìto è in realtà un sacrificio, una penitenza, un’offerta a un qualche Dio o a chi in suo nome professa.
La Storia del Cile è impregnata e condizionata dai regimi dittatoriali degli anni ‘70 e successivi e per quanto non ci siano precisi riferimenti storici, nel film si descrive, comunque, un’attitudine a determinati comportamenti: se il Potere ha inflitto grandi violenze queste vengono sistematicamente coperte con un velo di silenzio in grado di determinare un rassicurante oblio, con conseguente impunità.
Alejandro Sieveking, Alfredo Castro, Alejandro Goic, Jaime Vadell, Antonia Zegers



Infine: non può passare inosservata la scelta tecnica dell’autore, Larraín (anche co-sceneggiatore), ovvero una fotografia costantemente sovraesposta e “bruciata”, controluce irrazionale e fastidioso ed un uso spesso evidente di ottiche corte e deformanti grandangoli quasi da imporre allo spettatore quel senso di fastidio nei confronti dei personaggi descritti.