testata (theda)

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domenica 13 marzo 2016

lo chiamavano jeeg robot

Lo chiamavano Jeeg Robot - Gabriele Mainetti - Italia - 2015
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Italia
fantascienza
2015

colore
DCP
118'



regia
Gabriele Mainetti
aiuto regia
Simone Spada
soggetto
Nicola Guaglianone
sceneggiatura
Nicola Guaglianone
Menotti (Roberto Marchionni)
fotografia
Michele D'Attanasio
montaggio
Andrea Maguolo
Federico Conforti
scenografia
Massimiliano Sturiale
musica 
Gabriele Mainetti
Michele Braga
costumi
Mary Montalto
suono
Valentino Giannì
effetti speciali
Maurizio Corridori
interpreti
Claudio Santamaria... Enzo
Luca Marinelli... Zingaro
Ilenia Pastorelli... Alessia
stefano Ambrogi... Sergio
Maurizio Tesei... Biondo
Francesco Formichetti... Sperma
Daniele Trombetti... Tazzina
Antonia Truppo... Nunzia
Salvo Esposito... Vincenzo
Gianluca di Gennaro Antonio
(…)
produttore
Gabriele Mainetti
Jacopo Saraceni (esecutivo)
produzione
Goon Films
Rai Cinema
distribuzione italiana
Lucky Red


Enzo Ceccotti entra in contatto con una sostanza radioattiva. A causa di un incidente scopre di avere un forza sovraumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio.

Nella Roma-Mondo ultra contaminata dalle peggio porcherie qualcosa di buono può emergere dalle acque (ovviamente è l'acqua l'elemento generatore di ogni buona storia di supereroi e super mostri giapponesi).
Simpatico film di pseudo genere fanta/azione dove alcuni cattivi diventano buoni e altri diventano cattivissimi, in un “rututuglio” di situazioni melodico-grottesche. Le atmosfere incantate delle fiabe senza tempo emancipano dallo loro dannata vita coloro che hanno ancora un briciolo di umanità e buoni sentimenti.










amore, furti e altri guai

Al-hob wa al-sariqa wa mashakel ukhra - Muayad Alayan - Palestina - 2015
Berlino 66   Panorama
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Al-hob wa al-sariqa wa mashakel ukhra
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Love, Theft and Other Entanglements

Palestina
commedia
2015

bianco/nero
DCP
93'



regia
Muayad Alayan
aiuto regia
Ihab Jadallah
sceneggiatura
Muayad Alayan
Rami Alayan
fotografia
Muayad Alayan
montaggio
Sameer Qumsiyeh
scenografia
Rami Alayan
Sami Zarour
musica orig.
Nathan Daems
costumi
Hamada Atallah
suono
Kostas Fylaktidis
Giannis Giannakopoulos
effetti speciali
Fuad Hindieh
casting
Ihab Jadallah
Noor Hodaly
interpreti
Sami Metwasi... Mousa
Maya Abu Alhayyat... Manal
Ramzi Maqdisi... Kamal
Riyad Sliman... Avi
Kamel Elbasha... capo della milizia
Hussein Nakhleh... padre di Mousa
Valentina Abu Oqsa... donna cieca
Mustafa Abu Hanood... ufficiale
Nicola Zreineh... Ibrahim
Mohammad Othman... Michael
(…)
produttore
Muayad Alayan
Rami Alayan
produzione
Palcine Production
distribuzione italiana
Cineclub Internazionale Distribuzione
Mousa è un giovane palestinese, fannullone e ladro di auto con il sogno di diventare un calciatore professionista in Italia.
Purtroppo ruba un auto sbagliata, credendo di rubarne una ad un israeliano in realtà porta via la macchina di un gruppo di miliziani palestinesi con un prigioniero nascosto nel bagagliaio. Oltretutto, il giovane, ha come amante abituale una donna sposata la quale sarà causa di sviluppi inaspettati sulla vita di Mousa.

Muayad Alayan, regista palestinese nato in Kuwait nel 1985, alla sua opera prima sceglie di raccontare le vicissitudini del suo protagonista in chiave comica anche se, in realtà, la storia è piuttosto drammatica.
Il bianco e nero della fotografia trasmette una luce sinistra e i luoghi dove si svolge il film diventano un paesaggio spettrale e particolarmente squallido come l'anima del suo protagonista.











giovedì 10 marzo 2016

educazione sentimentale

Educação Sentimental - Julio Bressane - Brasile - 2013
Locarno 66   Concorso
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Educação Sentimental

Brasile
drammatico
2013

colore
35 mm
84'



regia
Julio Bressane
sceneggiatura
Julio Bressane
Rosa Dias
fotografia
Pablo Baião
Walter Carvalho
Rosa Dias
montaggio
Rodrigo Lima Ferreira
scenografia
Raquel Mohrez
musica
Guilherme Vaz
costumi
Maria Aparecida Gavaldão
suono
Vanílton Santos
interpreti
Josie Antello... Áurea
Bernardo Marinho
Débora Olivieri
produttore
Julio Bressane
Marcello Ludwig Maia
produzione
República Pureza Filmes Ltda
TB Producões
distribuzione internazionale
Ludwig Maia Arthouse
distribuzione italiana
Zomia
Un'insegnante solitaria avvia una relazione con un giovane conosciuto per caso. La bellezza del ragazzo affascina la donna al punto da farle perdere la testa.

…Endimione, chi?
Una donna, poetessa incompiuta, “sacerdotessa” fascinosa e misteriosa, innamorata della bellezza è attratta dalle fattezze di un ragazzo avvenente ma inesperto: cresciuto ignorando l’esistenza di un mondo rimosso. La donna con la sua semplicità fatta di parole, sguardi, movimenti del corpo lo introduce là dove una società-madre-insipida, banale, appariscente e puttana, omologata e monetizzata - lo aveva relegato. Questa società-madre sente che la poetessa glielo sta portando via e si intromette tra i due ma gli insegnamenti ricevuti faranno sprofondare il ragazzo nel mito di Endimione, la Luna lo ha ormai stregato.
L’educazione sentimentale per educare o rieducare a vedere, ad assaporare, a vivere e riconoscere o leggere gli insegnamenti dell’arte e quanto di meglio il fantastico e maledetto genio umano abbia saputo creare. La conoscenza diviene, se maneggiata sapientemente, un semplice e puro strumento di godimento.
Il cinema che vuole sopravvivere diventa soggetto resistente e sfida il nostro tempo lottando con ostinazione, consapevole che lo spazio si sta riducendo, il suo ciclo vitale è prossimo alla fine. Il cinema, metamorfosi di un’arte che ha già venduto la propria anima e ora cerca un utopico spettro con cui compiere un altro passo avanti, magari inseguendo ipotetici alleati più titolati. Ma quando gli alleati sono anch’essi malconci questa fatica diventa inutile.



Josie Antello - Locarno 2013

sabato 5 marzo 2016

il caso spotlight

Spotlight - Thomas McCarthy - USA - 2015
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Brian Award - Tom McCarthy   Venezia 2015
BAFTA - Miglior sceneggiatura originale (Tom McCarthy, Josh Singer), 2016
Indipendent Spirit - Miglior produzione, 2016
Indipendent Spirit - Miglior sceneggiatura (Tom McCarthy, Josh Singer), 2016
Indipendent Spirit - Miglior regia (Tom McCarthy), 2016
Indipendent Spirit - Miglior montaggio (Tom McArdle), 2016
Indipendent Spirit (Robert Altman Award) - al cast, 2016
Oscar - Miglior film, 2016
Oscar - Miglior sceneggiatura originale, 2016




Spotlight

USA
drammatico
2015

colore
DCP
128'



regia
Thomas McCarthy
sceneggiatura
Thomas McCharty
Josh Singer
fotografia
Masanobu Takayanagi
montaggio
Tom McArdle
scenografia
Stephen H. Carter
musica
Howard Shore
costumi
Wendy Chuck
interpreti
Mark Ruffalo... Mike Rezendes
Michael Keaton... Walter “Robby” Robinson
Rachel McAdams... Sacha Pfeiffer
Liev Schreiber... Marty Baron
John Slattery... Ben Bradlee jr.
Brian D'Arcy James... Matt Carroll
Stanley Tucci... Mitchell Garabedian
Jamey Sheridan... Jim Sullivan
Billy Crudup... Eric MacLeish
(…)
produttore
Tom McCarthy
Michael Sugar
Steve Golin
Kate Churchill (co-produttore)
Youtchi Von Lintel (co-produttore)
Jeff Skoll (esecutivo)
Jonathan King (esecutivo)
Pierre Omidyar (esecutivo)
Xavier Marchand (esecutivo)
Bard Dorros (esecutivo)
Michael Bederman (esecutivo)
Tom Ortenberg (esecutivo)
Peter Lawson (esecutivo)
produzione
Nicole Rocklin (Partecipant Media)
Anonymous Content
Blye Pagon Faust
distribuzione internazionale
eOne Features
distribuzione italiana
BIM Distribuzione
data uscita (italia)
18 febbraio 2016

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La storia del team di giornalisti investigativi del Boston Globe denominato Spotlight, che nel 2002 ha sconvolto la città con le sue rivelazioni sulla copertura sistematica da parte della Chiesa Cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti locali, in un’inchiesta premiata col Premio Pulitzer.
Quando il neodirettore Marty Baron arriva da Miami per dirigere il Globe nell’estate del 2001, per prima cosa incarica il team Spotlight di indagare sulla notizia di cronaca di un prete locale accusato di aver abusato sessualmente di decine di giovani parrocchiani nel corso di trent’anni. Consapevoli dei rischi cui vanno incontro mettendosi contro un’istituzione come la Chiesa Cattolica a Boston, il caporedattore del team Spotlight, Walter “Robby” Robinson, i cronisti Sacha Pfeiffer e Michael Rezendes e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll cominciano a indagare sul caso.
Via via che i giornalisti del team di Robinson parlano con l’avvocato delle vittime, Mitchell Garabedian, intervistano adulti molestati da piccoli e cercano di accedere agli atti giudiziari secretati, emerge con sempre maggiore evidenza che l’insabbiamento dei casi di abuso è sistematico e che il fenomeno è molto più grave ed esteso di quanto si potesse immaginare. Nonostante la strenua resistenza degli alti funzionari ecclesiastici, tra cui l’arcivescovo di Boston, Cardinale Law, nel 2002 il Globe pubblica le sue rivelazioni in un dossier che farà scalpore aprendo la strada ad analoghe rivelazioni in oltre 200 diverse città del mondo.

Un film fuori tempo massimo?
Il film ha una caratteristica peculiare, ovvero risulta essere già un classico. Siamo già dalle parti del cinema in costume, dove una quindicina di anni sembrano un secolo, se non per l'argomento preso in esame per il media raccontato, la carta stampata e quel giornalismo d'inchiesta che ha reso mitici alcuni giornalisti, soprattutto americani (Watergate), e alcune vicende storiche. Questo cinema realizzato in modo convenzionale, preciso e cerimonioso non si può criticare perché è vero che non inventa un linguaggio nuovo dal punto di vista formale e filmico ma è un prodotto assolutamente compiuto e per questo inattaccabile. Ben venga quindi l'Oscar che è premio dall'orientamento mirato alla capacità e qualità tecnica ma estraneo al linguaggio artistico. Fino a qui siamo in regola, ora il problema può essere il soggetto per la sua estrema spinosità. Quindi il film si sviluppa su due livelli ben distinti e separati: il giornalismo e la nostalgia per esso per come non si può più produrre per via della trasformazione radicale dell'informazione; il soggetto ispirato agli scandali realmente avvenuti di pedofilia nella Chiesa cattolica di Boston e nel mondo. Se il primo livello di “comprensione” è stato decifrato, il secondo risulta essere materia intrigante ma anche sconvolgente. Se la pedofilia è un guasto del carattere umano, in certi contesti diventa, a volte, regola se non metodo, come nel caso della curia diocesana di Boston, soggetto specifico raccontato dal film di McCarthy. Credo che dal punto di vista giudiziario le cose siano state più o meno sistemate (stiamo comunque parlando degli Stati Uniti) mentre dal punto di vista etico e spirituale il problema non si pone e non si è posto, nella realtà quotidiana via via che il tempo passa un buon adepto fedele risulta naturalmente attrezzato per dimenticare, negare ed autoassolversi. Duemila anni di storia, in fondo, ne ha vista di giustizia e di infamia.