Venezia 2015 |
testata (theda)
martedì 22 marzo 2016
domenica 20 marzo 2016
domenica 13 marzo 2016
lo chiamavano jeeg robot
Lo chiamavano Jeeg Robot - Gabriele Mainetti - Italia - 2015
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Italia
fantascienza
2015
colore
DCP
118'
regia
Gabriele
Mainetti
aiuto
regia
Simone
Spada
soggetto
Nicola
Guaglianone
sceneggiatura
Nicola
Guaglianone
Menotti
(Roberto Marchionni)
fotografia
Michele
D'Attanasio
montaggio
Andrea
Maguolo
Federico
Conforti
scenografia
Massimiliano
Sturiale
musica
Gabriele Mainetti
Michele
Braga
costumi
Mary
Montalto
suono
Valentino
Giannì
effetti
speciali
Maurizio
Corridori
interpreti
Claudio
Santamaria... Enzo
Luca
Marinelli... Zingaro
Ilenia
Pastorelli... Alessia
stefano
Ambrogi... Sergio
Maurizio
Tesei... Biondo
Francesco
Formichetti... Sperma
Daniele
Trombetti... Tazzina
Antonia
Truppo... Nunzia
Salvo
Esposito... Vincenzo
Gianluca
di Gennaro…
Antonio
(…)
produttore
Gabriele
Mainetti
Jacopo
Saraceni (esecutivo)
produzione
Goon
Films
Rai
Cinema
distribuzione
italiana
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Enzo
Ceccotti entra in contatto con una sostanza radioattiva. A causa di
un incidente scopre di
avere un forza sovraumana. Ombroso,
introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei
nuovi
poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto
cambia quando
incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del
famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot
d’acciaio.
Nella
Roma-Mondo ultra contaminata dalle peggio porcherie
qualcosa di buono può emergere dalle acque (ovviamente è l'acqua
l'elemento generatore di ogni buona storia di
supereroi e super mostri giapponesi).
Simpatico
film di pseudo genere fanta/azione dove alcuni cattivi diventano
buoni e altri diventano cattivissimi, in un “rututuglio”
di
situazioni melodico-grottesche. Le atmosfere incantate
delle fiabe senza tempo emancipano dallo loro dannata vita coloro che
hanno ancora un briciolo di umanità e buoni sentimenti.
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amore, furti e altri guai
Al-hob wa al-sariqa wa mashakel ukhra - Muayad Alayan - Palestina - 2015
Berlino 66 Panorama
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Berlino 66 Panorama
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Al-hob
wa al-sariqa wa mashakel ukhra
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Love,
Theft and Other Entanglements
Palestina
commedia
2015
bianco/nero
DCP
93'
regia
Muayad
Alayan
aiuto
regia
Ihab
Jadallah
sceneggiatura
Muayad
Alayan
Rami
Alayan
fotografia
Muayad
Alayan
montaggio
Sameer
Qumsiyeh
scenografia
Rami
Alayan
Sami
Zarour
musica
orig.
Nathan
Daems
costumi
Hamada
Atallah
suono
Kostas
Fylaktidis
Giannis
Giannakopoulos
effetti
speciali
Fuad
Hindieh
casting
Ihab
Jadallah
Noor
Hodaly
interpreti
Sami
Metwasi... Mousa
Maya
Abu Alhayyat... Manal
Ramzi
Maqdisi... Kamal
Riyad
Sliman... Avi
Kamel
Elbasha... capo della milizia
Hussein
Nakhleh... padre di Mousa
Valentina
Abu Oqsa... donna cieca
Mustafa
Abu Hanood... ufficiale
Nicola
Zreineh... Ibrahim
Mohammad
Othman... Michael
(…)
produttore
Muayad
Alayan
Rami
Alayan
produzione
Palcine
Production
distribuzione
italiana
Cineclub
Internazionale Distribuzione
|
Mousa
è un giovane palestinese, fannullone e ladro di auto con il sogno di
diventare un calciatore professionista in
Italia.
Purtroppo
ruba un auto sbagliata, credendo di rubarne una ad un israeliano in
realtà porta via la
macchina di un gruppo di miliziani palestinesi con un prigioniero
nascosto nel bagagliaio. Oltretutto, il giovane, ha come
amante abituale una donna sposata la
quale
sarà causa
di sviluppi inaspettati sulla vita di
Mousa.
Muayad
Alayan, regista palestinese nato in Kuwait nel 1985, alla sua opera
prima sceglie di raccontare le vicissitudini del suo protagonista in
chiave comica anche se, in realtà, la storia è piuttosto
drammatica.
Il
bianco e nero della fotografia trasmette una luce sinistra e i luoghi
dove si svolge il film diventano un paesaggio spettrale e
particolarmente squallido come l'anima del suo protagonista.
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visioni
giovedì 10 marzo 2016
educazione sentimentale
Educação Sentimental - Julio Bressane - Brasile - 2013
Locarno 66 Concorso
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Locarno 66 Concorso
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Educação
Sentimental
Brasile
drammatico
2013
colore
35
mm
84'
regia
Julio
Bressane
sceneggiatura
Julio
Bressane
Rosa
Dias
fotografia
Pablo
Baião
Walter
Carvalho
Rosa
Dias
montaggio
Rodrigo
Lima Ferreira
scenografia
Raquel
Mohrez
musica
Guilherme
Vaz
costumi
Maria
Aparecida Gavaldão
suono
Vanílton
Santos
interpreti
Josie
Antello...
Áurea
Bernardo
Marinho
Débora
Olivieri
produttore
Julio
Bressane
Marcello
Ludwig Maia
produzione
República
Pureza Filmes Ltda
TB
Producões
distribuzione
internazionale
Ludwig
Maia Arthouse
distribuzione
italiana
Zomia
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Un'insegnante
solitaria avvia una relazione con un giovane conosciuto per caso.
La bellezza del ragazzo affascina la donna al punto da farle
perdere la testa.
…Endimione, chi?
Una
donna, poetessa incompiuta, “sacerdotessa” fascinosa e
misteriosa, innamorata della bellezza è attratta dalle fattezze
di un ragazzo avvenente ma inesperto: cresciuto ignorando
l’esistenza di un mondo rimosso. La donna con la sua semplicità
fatta di parole, sguardi, movimenti del corpo lo introduce là
dove una società-madre-insipida, banale, appariscente e puttana,
omologata e monetizzata - lo aveva relegato. Questa società-madre
sente che la poetessa glielo sta portando via e si intromette tra
i due ma gli insegnamenti ricevuti faranno sprofondare il ragazzo
nel mito di Endimione, la Luna lo ha ormai stregato.
L’educazione
sentimentale per educare o rieducare a vedere, ad assaporare, a
vivere e riconoscere o leggere gli insegnamenti dell’arte e
quanto di meglio il fantastico e maledetto genio umano abbia
saputo creare. La conoscenza diviene, se maneggiata sapientemente,
un semplice e puro strumento di godimento.
Il
cinema che vuole sopravvivere diventa soggetto resistente e sfida
il nostro tempo lottando con ostinazione, consapevole che lo
spazio si sta riducendo, il suo ciclo vitale è prossimo alla
fine. Il cinema, metamorfosi di un’arte che ha già venduto la
propria anima e ora cerca un utopico spettro con cui compiere un
altro passo avanti, magari inseguendo ipotetici alleati più
titolati. Ma quando gli alleati sono anch’essi malconci questa
fatica diventa inutile.
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sabato 5 marzo 2016
il caso spotlight
Spotlight - Thomas McCarthy - USA - 2015
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Brian Award - Tom McCarthy Venezia 2015
BAFTA - Miglior sceneggiatura originale (Tom McCarthy, Josh Singer), 2016
Indipendent Spirit - Miglior produzione, 2016
Indipendent Spirit - Miglior sceneggiatura (Tom McCarthy, Josh Singer), 2016
Indipendent Spirit - Miglior regia (Tom McCarthy), 2016
Indipendent Spirit - Miglior montaggio (Tom McArdle), 2016
Indipendent Spirit (Robert Altman Award) - al cast, 2016
Oscar - Miglior film, 2016
Oscar - Miglior sceneggiatura originale, 2016
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Brian Award - Tom McCarthy Venezia 2015
BAFTA - Miglior sceneggiatura originale (Tom McCarthy, Josh Singer), 2016
Indipendent Spirit - Miglior produzione, 2016
Indipendent Spirit - Miglior sceneggiatura (Tom McCarthy, Josh Singer), 2016
Indipendent Spirit - Miglior regia (Tom McCarthy), 2016
Indipendent Spirit - Miglior montaggio (Tom McArdle), 2016
Indipendent Spirit (Robert Altman Award) - al cast, 2016
Oscar - Miglior film, 2016
Oscar - Miglior sceneggiatura originale, 2016
Spotlight
USA
drammatico
2015
colore
DCP
128'
regia
Thomas
McCarthy
sceneggiatura
Thomas
McCharty
Josh
Singer
fotografia
Masanobu
Takayanagi
montaggio
Tom
McArdle
scenografia
Stephen
H. Carter
musica
Howard
Shore
costumi
Wendy
Chuck
interpreti
Mark
Ruffalo... Mike Rezendes
Michael
Keaton... Walter “Robby”
Robinson
Rachel
McAdams... Sacha
Pfeiffer
Liev
Schreiber... Marty Baron
John
Slattery... Ben Bradlee
jr.
Brian
D'Arcy James... Matt
Carroll
Stanley
Tucci... Mitchell Garabedian
Jamey
Sheridan... Jim Sullivan
Billy
Crudup... Eric MacLeish
(…)
produttore
Tom
McCarthy
Michael
Sugar
Steve
Golin
Kate
Churchill (co-produttore)
Youtchi
Von Lintel (co-produttore)
Jeff
Skoll (esecutivo)
Jonathan
King (esecutivo)
Pierre
Omidyar (esecutivo)
Xavier
Marchand (esecutivo)
Bard
Dorros (esecutivo)
Michael
Bederman (esecutivo)
Tom
Ortenberg (esecutivo)
Peter
Lawson (esecutivo)
produzione
Nicole
Rocklin (Partecipant Media)
Anonymous
Content
Blye
Pagon Faust
distribuzione
internazionale
eOne
Features
distribuzione
italiana
BIM
Distribuzione
data uscita (italia)
18
febbraio 2016
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La
storia del team di giornalisti investigativi del Boston
Globe
denominato Spotlight, che nel 2002 ha sconvolto la città con le
sue rivelazioni sulla copertura sistematica da parte della Chiesa
Cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70
sacerdoti locali, in un’inchiesta premiata col Premio Pulitzer.
Quando
il neodirettore Marty Baron arriva da Miami per dirigere il Globe
nell’estate del 2001, per prima cosa incarica il team Spotlight
di indagare sulla notizia di cronaca di un prete locale accusato
di aver abusato sessualmente di decine di giovani parrocchiani nel
corso di trent’anni. Consapevoli dei rischi cui vanno incontro
mettendosi contro un’istituzione come la Chiesa Cattolica a
Boston, il caporedattore del team Spotlight, Walter “Robby”
Robinson, i cronisti Sacha Pfeiffer e Michael Rezendes e lo
specialista in ricerche informatiche Matt Carroll cominciano a
indagare sul caso.
Via
via che i giornalisti del team di Robinson parlano con l’avvocato
delle vittime, Mitchell Garabedian, intervistano adulti molestati
da piccoli e cercano di accedere agli atti giudiziari secretati,
emerge con sempre maggiore evidenza che l’insabbiamento dei casi
di abuso è sistematico e che il fenomeno è molto più grave ed
esteso di quanto si potesse immaginare. Nonostante la strenua
resistenza degli alti funzionari ecclesiastici, tra cui
l’arcivescovo di Boston, Cardinale Law, nel 2002 il Globe
pubblica le sue rivelazioni in un dossier che farà scalpore
aprendo la strada ad analoghe rivelazioni in oltre 200 diverse
città del mondo.
Un film fuori tempo massimo?
Il
film ha una caratteristica peculiare, ovvero risulta essere già
un classico. Siamo già dalle parti del cinema in costume, dove
una quindicina di anni sembrano un secolo, se non per l'argomento
preso in esame per il media raccontato, la carta stampata e quel
giornalismo d'inchiesta che ha reso mitici alcuni giornalisti,
soprattutto americani (Watergate), e alcune vicende storiche.
Questo cinema realizzato in modo convenzionale, preciso e
cerimonioso non si può criticare perché è vero che non inventa
un linguaggio nuovo dal punto di vista formale e filmico ma è un
prodotto assolutamente compiuto e per questo inattaccabile. Ben
venga quindi l'Oscar che è premio dall'orientamento mirato alla
capacità e qualità tecnica ma estraneo al linguaggio artistico.
Fino a qui siamo in regola, ora il problema può essere il
soggetto per la sua estrema spinosità. Quindi il film si sviluppa
su due livelli ben distinti e separati: il giornalismo e la
nostalgia per esso per come non si può più produrre per via
della trasformazione radicale dell'informazione; il soggetto
ispirato agli scandali realmente avvenuti di pedofilia nella
Chiesa cattolica di Boston e nel mondo. Se il primo livello di
“comprensione” è stato decifrato, il secondo risulta essere
materia intrigante ma anche sconvolgente. Se la pedofilia è un
guasto del carattere umano, in certi contesti diventa, a volte,
regola se non metodo, come nel caso della curia diocesana di
Boston, soggetto specifico raccontato dal film di McCarthy. Credo
che dal punto di vista giudiziario le cose siano state più o meno
sistemate (stiamo comunque parlando degli Stati Uniti) mentre dal
punto di vista etico e spirituale il problema non si pone e non si
è posto, nella realtà quotidiana via via che il tempo passa un
buon adepto fedele risulta naturalmente attrezzato per
dimenticare, negare ed autoassolversi. Duemila anni di storia, in
fondo, ne ha vista di giustizia e di infamia.
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