A Perfect Day - Fernando León de Aranoa - Spagna- 2015
Cannes 68 Quinzaine des Réalisateurs
A
Perfect Day
Spagna
drammatico
2015
colore
2.35:1
105'
regia
Fernando
León de Aranoa
aiuto
regia
Antonio
Ordóñez
soggetto
Paula
Farias... (romanzo
'Dejarse llover')
sceneggiatura
Fernando
León de Aranoa
Diego
Farias
fotografia
Alex
Catalán
montaggio
Nacho
Ruiz Capillas
scenografia
César
Macarrón
musica
orig.
Arnau
Bataller
costumi
Fernando
García
trucco
Caitlin
Acheson
Agathe
Dupuis
effetti
visivi
Ferran
Piquer
effetti
speciali
Raúl
Romanillos
interpreti
Benicio
Del Toro... Mambrú
Tim
Robbins... B
Olga
Kurylenko... Katya
Mélanie
Thierry... Sophie
Fedja
Stukan... Damir
Eldar
Residovic... Nikola
Sergi
López... Goyo
(…)
produttore
Fernando
León de Aranoa
Jaume
Roures
Patricia
De Muns (esecutivo)
Javier
Méndez (esecutivo)
Luis
Fernández Lago (line producer)
produzione
Reposado
Mediapro
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Movimentata
avventura di quattro operatori umanitari e un traduttore locale
impegnati nei Balcani nel 1995, a guerra appena finita. La loro
missione è rimuovere un cadavere da un pozzo, per evitare che
contamini l’acqua della zona circostante. La squadra, guidata
dal carismatico Mambrú, comprende Sophie, ingenua idealista
appena arrivata dalla Francia, la bella e disinibita Katya e
l’incontenibile B, volontario di lungo corso e allergico alle
regole. Dopo una rocambolesca serie di eventi, i quattro capiranno
che si tratta di un compito più difficile del previsto, in un
paese in cui anche trovare una corda può diventare un’impresa
impossibile.
Jugoslavia, Bosnia per la precisione, adattata altrove. Ambientazione in ogni modo congeniale al racconto di un gruppo di volontari e contingenti delle Nazioni Unite, operatori umanitari del tutto inutili inseriti in una guerra impossibile da metabolizzare.
Film
necessario, come è necessario non dimenticare una guerra crudele
e rozza fuori tempo massimo (quando è scoppiata e fatte
scoppiare) dove le responsabilità vere non sono mai state
volutamente appurate. Perché le responsabilità maggiori sono di
“innominabili” fuori dai confini balcanici. In ogni modo, la
visione di questo film e di tutti quei film ad esso paragonabile
sulle guerre jugoslave hanno la forza di smuovere i sentimenti più
profondi e malgrado, in questo caso, si faccia largo uso
dell'ironia ciò avviene prepotentemente.
Guerra
in Jugoslavia, sono passati più o meno vent'anni ma la ferita non
si rimargina, non si può rimarginare perché con quella guerra la
Storia è finita. La Storia nostra, dell'Occidente e del mondo che
avevamo conosciuto ed immaginato.
Quando
quello strano senso così inebriante di vittoria assoluta, sul
nemico immaginato, assale e pervade l'uomo esso sarà pervaso
dalla percezione di deità incontrastabile, l'equilibrio delle
masse si sgretola. Immagino lo sportivo alla ricerca forsennata di
battere il record che prima o poi diventerà impossibile e qui la
Storia finisce. Ebbene con quella guerra, la guerra in Jugoslavia,
la ricerca dell'ultimo “record” è finita. Per raggiungere
quel traguardo si sono usati tutti mezzi, il doping iniettato, dal
fantomatico mondo vincitore superiore civile e protetto dal
Signore, in quelle vene è scorso a fiumi come il sangue di gente
persone e bestie comuni o geniali: ogni umanità, perfino
istruita, capace, utile con sogni desideri e speranze, con Dio e
senza Dio, persone sensibili o violente, affettuose, altruiste ma
anche prepotenti disgustose e puzzolenti: tutti morti.
La
Storia è matrigna perfida, troppe volte abitua le menti ed i
corpi alla sopportazione eludendo quell'insegnamento necessario
alla naturale evoluzione. Con lo scadere di un traguardo temporale
suggestivo come un millennio, associargli una vittoria politica e
sociale ha allettato generali e papi, intimamente presuntuosi ed
egoisti incuranti del prezzo morale e umano insostenibile. Già in
altri tempi si era ipotizzato che forze superiori o divine
avrebbero fatto le giuste distinzioni, ma questo è un altro
discorso, qui forse è la “Legge di un Mercato” a sostituirsi
alle leggi di natura.
Ormai
non serve più fare quello sforzo d'onestà che consentirebbe di
attribuire le responsabilità, tra qualche anno se ne parlerà con
distacco relegando questi eventi nell'inevitabile corso naturale
dei tempi, appunto. Senza voler capire come si sia potuto
permettere quell'inceppamento del meccanismo che stava lentamente
contribuendo al futuro dell'umanità.
La
nuova Storia ha avuto il suo principio, si parte da zero con tutti
gli annessi, la Storia del Tremila.
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