Cannes 68 Concorso
________________________________________________________________
Gran Premio speciale della giuria Cannes 2015
Premio FIPRESCI Cannes 2015
Golden Globe - Miglior film straniero (Ungheria) 2016
Oscar - Miglior film (straniero) 2016
Premio FIPRESCI Cannes 2015
Golden Globe - Miglior film straniero (Ungheria) 2016
Oscar - Miglior film (straniero) 2016
Saul
fia Ungheria drammatico 2015 colore 1.37:1 (35 mm) 107'
regia
László
Nemes
sceneggiatura
László
Nemes
Clara
Royer
fotografia
Mátyás
Erdély
montaggio
Matthieu
Taponier
scenografia
László
Rajk
musica
László
Melis
suono
Tamás
Zányi
casting
Éva Zabezsinszkij
interpreti
Géza
Röhrig... Saul Ausländer
Levente
Molnár... Abraham Warszawski
Urs
Rechn... Oberkapo Biederman
Todd
Charmont... prigioniero con la barba
Sándor
Zsótér... Dr. Miklos Nyiszli
Marcin
Czarnik... Feigenbaum
Jerzy
Walczak... Rabbino del Sonderkommando Frankel
Uwe
Lauer... SS Voss
Christian
Harting... SS Busch
Kamil
Dobrowolski... Mietek
Amitai
Kedar... Hirsch (raccoglitore oro)
István
Pion... Katz
Juli
Jakab... Ella
(…)
produttore
Gábor
Rajna
Gábor
Sipos
produzione
Laokoon
Filmgroup
Hungarian
National Film Fund
Claims
Conference
|
Saul
Ausländer fa parte dei Sonderkommando di Auschwitz, i gruppi di
ebrei costretti dai nazisti ad assisterli nello sterminio degli
altri prigionieri. Mentre lavora in uno dei forni crematori, Saul
scopre il cadavere di un ragazzo in cui crede di riconoscere suo
figlio. Tenterà allora l’impossibile: salvare le spoglie e
trovare un rabbino per seppellirlo. Ma per farlo dovrà voltare le
spalle ai propri compagni e ai loro piani di ribellione e di fuga. Quando uno come me vede un film come questo capisce due cose: prima cosa, non si tratta di un film spettacolare, ovviamente il tema trattato è delicato e la spettacolarità in quanto tale non vi si addice; seconda, il regista scegliendo la strada dell'anticinema mi vuole costringere non tanto a vedere ma piuttosto ad essere, costringendomi a vestire i panni del protagonista e condividere quell'inferno senza vie di fuga, non solo fisiche, nel quale si trova costretto. Rappresentare il non rappresentabile e cercare di dare senso al vuoto totale che esso in realtà descrive è impossibile, questa probabilmente è la ragione per cui il regista ha optato per questa soluzione che risulta essere assoluta e funzionale: primi piani estenuanti, colori desaturati e campi lunghi sfocati, insostenibili. Nel film si vede poco ma si intuisce tutto e quel tutto è doloroso per quanto inconcepibile, ciò che si intuisce è la ricerca di un senso e di una speranza nella follia propria e in quella di una civiltà orrenda. |