Somebody up there likes me - Bob Byington - USA 2011
«Tutti pensiamo che non moriremo mai». Fino a quando non assisterai alla dipartita del tuo primo gatto, allora, presa coscienza della realtà rimossa, qualcosa può cambiare: la vita si presenterà con ineludibile razionalità, sbattendoti in faccia che quel giorno prima o poi arriverà anche per te. Partendo da questo semplice presupposto Bob Byington, l’autore e regista del film, ha condensato il suo pensiero sull’argomento, creando un personale antidoto sia per affrontare l’ineluttabile sia per superare tutta quella serie di esperienze negative della quale la vita è costellata: il disincanto come condizione esistenziale poiché non esistono vie di fuga, la vita procede comunque e, forse, non ne vale la pena pensarci troppo.
Un bel gioco che permette di sopportare “la condanna di esistere” è probabilmente il grande segreto della felicità o almeno della serenità interiore: il sogno, la fantasia, la follia possono rappresentare una soluzione per edificare il proprio mondo magico e perfetto malgrado, prima o poi, la famigerata riga del prodotto si presenterà; la propria esistenza finirà lasciando l'incompiutezza umana come un tassello mancante del puzzle e solo l'illusione di aver lasciato per i posteri qualcosa di utile o più banalmente un'accozzaglia di geni, alleggerirà l'angoscia della propria sistematica inutilità.