Sacro GRA – Gianfranco Rosi – Italia, Francia – 2013
Venezia 70 ConcorsoQuando Federico Fellini, nel 1972, definì la tangenziale di Roma: “questo anello di Saturno che sembra snodarsi all’infinito…” si stava delineando quell’interregno destinato a sfociare nel nostro presente. Nel film Roma, appunto, il grande maestro sembrava volesse già delineare come il GRA avesse la forza metaforica di dividere un territorio in tre periodi temporali, la Roma del passato, il suo presente e un futuro possibile da costruire o da immaginare. Un “Oltre” che via via è maturato forse proprio come lo stesso Fellini immaginava, affollato di personaggi incredibili; personaggi straordinari capaci di ispirare mirabolanti storie di vissuto quotidiano da raccontare. Storie che nella loro semplicità perfino banale sembrano invece il prodotto di una grande mente visionaria. Questi stessi personaggi si sono materializzati in un piccolo esercito di personalità variegate ma assolutamente credibili addirittura ordinarie alle quali Rosi ha saputo abilmente appiccicargli un’aura astrusa. Il cerchio d’asfalto lungo sessantaquattro chilometri che anche Rosi, parafrasando sempre Fellini, dice di dover aprire per far si che diventi una linea infinita, lo teniamo come un probabile sottofondo acustico e non più vero e proprio soggetto di cui si approprieranno i vari personaggi. Come: Roberto, il barelliere di un’ambulanza che alterna il lavoro, al quale probabilmente non riesce a fare il “callo”, con l’accudimento della vecchia madre; il principe Filippo, detentore di una discreta lista di titoli aristocratici, proprietario di un palazzo lussuoso dal discutibile arredamento, che affitta per eventi o spettacoli; Xsenia, principessa turchina, moglie di Filippo; Cesare, una vita passata sulle acque del Tevere a pescare anguille; Paolo, un nobile piemontese decaduto dall’eloquio forbito che occupa, insieme alla figlia Amelia, un monolocale; Francesco, si occupa di palme e di come debellare i parassiti delle stesse; Gaetano, è un attore con un passato fatto di piccoli ruoli nel cinema, attualmente interprete di fotoromanzi; e ancora, tra un ingorgo e una nevicata eccezionale capita di intrufolarsi nel mondo della prostituzione rappresentato da signore non proprio di primo pelo oppure assistere all’apparizione della Madonna.
Quale destino toccherà a quelle
palme insidiate dai parassiti?
Come dice Rosi stesso: “l’anima
umana è attaccata da mille problematiche, proprio come la palma che sopravvive
in un’oasi ai margini del GRA”
Sacro GRA è il primo “documentario”
ha vincere il Leone d’oro a Venezia, scelta giusta della Giuria capitanata da
Bernardo Bertolucci.