testata (theda)

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domenica 8 maggio 2016

mogliamante

Mogliamante - Marco Vicario - Italia - 1977
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sabato 7 maggio 2016

weekend


Weekend - Andrew Haigh - GB - 2011
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domenica 1 maggio 2016

macchinazione

La macchinazione - David Grieco - Italia, Francia - 2016
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Italia, Francia

drammatico, biografico
2016

colore
D-Cinema
2.35:1

100'


regia
David Grieco
soggetto
David Grieco
sceneggiatura
Guido Bulla
David Grieco
fotografia
Fabio Zamarion
montaggio
Francesco Biotti
scenografia
Carmelo Agate
musica
Pink Floyd”
costumi
Nicoletta Taranta
trucco
Paola Gattabrusi
suono
Frédéric Le Louet
effetti speciali
Mario Zanot
interpreti
Massimo Ranieri... Pier Paolo Pasolini
Libero De Rienzo... Antonio Pinna
Matteo Taranto... Sergio
François-Xavier Demaison... Moreau
Milena Vukotic... Susanna Colussi Pasolini
Roberto Citran... Giorgio Steimetz
Tony Laudadio... l'avvocato
Alessandro Sardelli... Pino Pelosi
Paolo Bonacelli... il vescovo
Catrinel Marlon... la prostituta
(…)
produttore
Marina Marzotto
Alice Buttafava
Marco Dreysse (esecutivo)
Dominique Marzotto (coproduttore)
Lionel Guedj (coproduttore)
Vincent Brançon (coproduttore)
produzione
Propaganda Italia Srl
Mountflour Films (associata)
To Be Continued Production (coproduzione)
Aliante Partners (coproduzione)
distribuzione italiana
Microcinema Distribuzione
Nell’estate del 1975, Pier Paolo Pasolini è impegnato al montaggio di uno dei suoi film più discussi, “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, e nella stesura del romanzo “Petrolio”, un atto di accusa contro il potere politico ed economico dell’epoca. Intanto, da mesi ha una relazione con Pino Pelosi, un giovane sottoproletario romano che ha legami con il mondo criminale della capitale. Una notte, alcuni amici di Pelosi rubano il negativo di “Salò” e chiedono un riscatto esorbitante. Il loro vero obiettivo non sono i soldi, ma uccidere Pasolini.

Ricordo quel 1° novembre, ricordo che ne parlarono in televisione, ne fecero programmi di approfondimento. Ricordo immagini in bianco e nero di un manichino travolto ripetutamente da una macchina e in casa sentivo parlare di un intellettuale molto importante e controverso, comunista morto ammazzato in una scialba spianata all'Idroscalo di Ostia. Sono ricordi sfocati di bambino che in quel novembre del 1975 venne a conoscenza di un altro Pasolini, questo era un poeta e regista che scriveva sui giornali cose stimolanti e lucide mentre l'altro Pasolini morì due anni prima all'Autodromo di Monza. Anche quella volta, ricordo, l'aria si ingrigì.
Poi con cadenza di dieci anni Pasolini, il poeta, lo scrittore, il cineasta, rientra negli anniversari importanti e tutti si danno da fare per esaltare il suo intelletto e la sua opera provocatoria e lungimirante o viceversa per oltraggiarlo o irriderlo per la sua indole sessuale. Regolarmente si torna a parlare ora del poeta, ora del regista ora dello scrittore e puntualmente se ne ricava un prodotto interessante per articoli e speciali televisivi dove si ripropongono sempre gli stessi documenti di repertorio, filmati salvati dalla distruzione e si ritorna ad approfondire su quell'uomo massacrato brutalmente da un ragazzetto “di vita” (versione ufficiale ritenuta da sempre, malgrado i dubbi di qualcuno, credibile e definitiva).
Sul finire del 2013 sarà la volta di Abel Ferrara, che porta sullo schermo la sua personalissima lettura del personaggio basato sul Pasolini uomo, così dichiarerà l'autore e regista americano, nella ricostruzione dell'ultimo giorno di vita del poeta, Ferrara, spera di trovare le risposte alla domanda su come e perché un artista di quell'importanza abbia trovato una morte così straziante analizzando le sue stesse immagini convinto che in esse risiedano le risposte, l'arte come messaggero di verità. Attraverso le immagini del cinema: ma le immagini del cinema non sono finzione? L' arte può essere verità? Alla fine ne verrà fuori un racconto squisitamente cinematografico dove le risposte cercate, però, rimangono bloccate nell'immaginazione del suo ideatore. Risposte definitive, ovviamente, non ci saranno perché esse rimarranno per sempre incastrate nella memoria dell'assassino o degli assassini e della vittima stessa.
Evidentemente quanto prodotto da Ferrara non convince David Grieco che sentirà l'esigenza, e siamo nel 2015, di raccontare la propria idea sui fatti del primo novembre 1975. Egli, infatti, cavalca l'ipotesi del complotto ovvero la vendetta dei politici e degli imprenditori che Pasolini attaccava ferocemente in quanto artefici della rovina italiana. Politici e faccendieri “terrorizzati” dalla pubblicazione di un fantomatico romanzo (Petrolio) nel quale Pasolini potrà divulgare i loro nomi e cognomi.